Criminalità organizzata ed ecomafie
A cura di Maria Ercolani e Sara Izzo
Nel cuore pulsante di Napoli, troviamo le origini di un’organizzazione che va oltre ogni illegalità: il business sui rifiuti.
La Campania, oramai, è soprannominata “Terra dei Fuochi” a causa di organizzazioni criminali che seminano, con prepotenza e sopraffazione, sotto il suolo rifiuti tossici importati dal Nord Italia o da altri paesi europei, come la Germania.
L’enorme guadagno di pochissimi “imprenditori” criminali può causare un enorme danno alla salute di un popolo di circa tre milioni di persone! L’alta presenza, spesso identificata come “inspiegabile”, di tumori e patologie che spesso portano anche alla morte nelle persone di tutte le età, è dovuta proprio a questo smaltimento illegale di rifiuti inquinanti nelle nostre terre.
Si tratta di una vera e propria fabbrica di soldi, di affari che valgono miliardi di euro e che non vedono coinvolti solo criminali del sud ma anche grandi imprenditori del nord che sversano volentieri i loro rifiuti in queste terre.
Il clan dei casalesi, organizzazione criminale di Casal di principe, ha gestito per anni il traffico illecito di rifiuti tossici guadagnando milioni di euro.
Tutto ha avuto inizio proprio con Carmine Schiavone, boss dei Casalesi: il primo pentito di Camorra che poi si è dichiarato pentito di essersi pentito a causa di un’amministrazione ingiusta e anch’essa corrotta. Nel 1993, davanti al giudice, ha rivelato la presenza di rifiuti tossici, interrati soprattutto in Campania; ha segnalato la presenza di rifiuti farmaceutici, chimici e nucleari, e in seguito è stata trovata l’agenda con l’elenco delle discariche illegali di rifiuti tossici in Campania. In queste discariche, venivano sversati i fanghi tossici di Marghera, inquinanti e pericolosi tanto quanto l’amianto, e i PCB della Caffaro di Brescia, altamente tossici, venivano dati ai contadini per concimare i campi. Il boss si proclamava “non responsabile” dello sversamento di rifiuti tossici nelle zone del Sud, affermando che i veri responsabili sono coloro che hanno accolto la richiesta di smaltire illegalmente rifiuti nelle loro terre.
E forse è proprio qui che la catena di malaffare e morte ha avuto inizio.
Quando i grandi acquirenti hanno iniziato a voler pagare sempre meno i coltivatori campani per i loro prodotti agricoli, questi ultimi hanno ceduto tutto a prezzi bassissimi per evitare di perdere i compratori, ed hanno affittato una parte dei loro terreni ad imprese o altri intermediari per lo smaltimento illecito di rifiuti. I contadini sono quelli che hanno il guadagno minore pur collaborando in qualche modo a questo reato.
Ma siamo sicuri che sia un vero e proprio guadagno?
Lo smaltimento illecito dei rifiuti causa l’inquinamento del terreno, che rilascia poi prodotti contaminati… i contadini rischiano di danneggiare interi raccolti. La catena si ingrossa ma non si spezza, e vi prendono parte imprenditori, istituzioni e politici. Anche alcuni cittadini cooperano ma sono gli unici a non ricevere compensi.
Si stima che nelle tasche dei clan e dei mediatori siano entrati all’incirca 50 miliardi.
Tutto sulla base di un percorso ben elaborato: comprare terreni che diventano discariche apparentemente legali, nelle quali vengono poi smaltiti rifiuti tossici per essere infine vendute allo Stato o a privati per costruirvi palazzi e costruzioni, così da coprire il tutto.
Ogni passaggio prevede guadagni di cifre esorbitanti.
Grazie alle dichiarazioni di Carmine Schiavone si è scoperto il controllo del clan sulle attività illecite dei rifiuti che procuravano al clan casertano un profitto di 600-700 milioni al mese. Queste dichiarazioni da parte del pentito, avvenute nel 1997, vennero a galla solo nel 2013, quando ormai non c’era più molto da fare per fermare questo continuo attentato alla salute dei cittadini. Schiavone ha smantellato la cupola del suo clan, facendo arrestare 136 persone e sarà paradossalmente ricordato come colui che ci ha aiutato a capire come funzionava il meccanismo di questi affari criminali.
E dopo i terreni, anche le falde acquifere vengono raggiunte da milioni e milioni di tonnellate di rifiuti tossici.
La popolazione, nel frattempo continua a morire di tumore alla mammella, asma, leucemie e malformazioni congenite. In situazioni normali, è assai raro che i bambini siano colpiti dal neuroblastoma, un tumore aggressivo al cervello che colpisce un bambino su un milione di abitanti: la maggior parte di questi sono stati diagnosticati proprio nelle zone della Terra dei Fuochi.
Si tratta di un problema enorme, che è cresciuto a dismisura, alimentato dalla connivenza tra camorristi senza scrupoli, industriali criminali, politici corrotti e cittadini compiacenti.
Ad aggiungersi alla Camorra, c’è lo sversamento di rifiuti tossici industriali da parte di persone che, senza scrupoli, li sversano ovunque senza pensare alle gravissime conseguenze per l’ambiente e per la salute di tutti e la loro stessa.
Il governo ha persino stanziato 7 miliardi per installare telecamere un po’ ovunque, nei siti strategici, ma sembra che esse non siano mai state collegate all’Ufficio di Polizia locale.
E’ oramai prassi comune che, per evitare le spese di smaltimento dei rifiuti, questi vengano sversati nelle discariche abusive già presenti sul territorio.
È un fenomeno che bisogna assolutamente fermare. Bisogna certamente cercare e fermare i colpevoli, ma è ancora più urgente attuare un piano concreto per salvare l’ambiente in cui continuiamo a vivere.
I rifiuti sono diventati motivo di reddito criminale e causa di morte per centinaia di persone.
Scegliamo di aiutarci a vicenda e di chiedere aiuto per vivere la nostra vita in maniera adeguata e sana.